Tribunale costituzionale? Che errore!
Decisione difficile da commentare quella presa martedì dal Consiglio nazionale: ha eliminato l’articolo 190 della Costituzione. Difficile perché tocca uno dei principi fondamentali della struttura giuridica elvetica, è inevitabile quindi dover approfondire la questione in modo tecnico.
L’art. 190 dice che «le leggi federali e il diritto internazionale sono determinanti per il Tribunale federale e per le altre autorità incaricate dell’applicazione del diritto». Da qua si desume che la Svizzera (a differenza dell’Italia e della Germania, per esempio) non può avere un tribunale costituzionale perché quest’articolo non cita la Costituzione come fonte determinante.
È la sinistra, purtroppo, che gli ha dato il colpo finale, affermando che senza il tribunale costituzionale la nostra libertà è in pericolo.
La situazione giuridica attuale non è però così drammatica come la si disegna, anzi. Molti infatti sottovalutano (o non conoscono) il potenziale dell’articolo 122 della Legge sul Tribunale federale. Leggendolo si scopre che se la Corte europea dei diritti dell’uomo dichiara una sentenza svizzera contraria alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU) si può pretenderne una revisione. Questo vuol dire che il Tribunale federale, per non andare contro la prassi della Corte di Strasburgo, può applicarla direttamente anche contro una legge federale.
Lo ribadisco: il Tribunale federale può già analizzare la conformità delle leggi con le garanzie date dai diritti umani sanciti nella CEDU e nella nostra Costituzione. Ma allora tutta questa enfasi per il tribunale costituzionale è ingiustificata. Anzi, è addirittura una fuga in avanti pericolosa e rischia di favorire la politica dei ricchi partiti populisti, UDC in testa.
Mi spiego. Come si sa il nostro sistema di democrazia semi-diretta e la nostra Costituzione flessibile rendono molto simili i referendum e le votazioni costituzionali. La differenza infatti sta solo nella necessità di avere la doppia maggioranza di cantoni e popolazione per le iniziative costituzionali. Una norma creata per difendere i piccoli Cantoni poco popolosi (e di solito conservatori). Ora, non mi sembra che la sinistra si stracci le vesti a difesa dei micro-cantoni, anzi è proprio chi è a sinistra che sostiene spesso che bisognerebbe guardare oltre gli steccati cantonali per temi come lavoro e solidarietà sociale.
A questo si deve aggiungere che a causa della già citata flessibilità della nostra Costituzione spesso la legittimità popolare di una legge è più alta di una norma costituzionale. Questo perché il dibattito pubblico può essere maggiore. Oltre a questo limite va ricordato che il Tribunale federale grazie all’interpretazione conforme alla Costituzione può attualizzare le leggi palesemente invecchiate e non più adatte alla realtà giuridica attuale. Infine è giusto ribadire un principio sacrosanto, ovvero che ogni legge deve sottostare a un controllo di costituzionalità prima di passare all’esame dell’Assemblea federale (articolo 141 della Legge sul Parlamento). Insomma, i parlamentari sono consapevoli di ciò che decidono e se ne prendono la responsabilità politica.
Allora è meglio spostare l’attenzione su un punto diverso e osservare l’idea sbagliata che ha il Parlamento del Tribunale federale. La conoscenza che abbiamo oggi del diritto e della società ci permette infatti di affermare che il Tribunale federale non è solo un’autorità tecnica, anzi! I giudici federali (così come un’eventuale Corte costituzionale) non possono che emanare sentenze politiche. Non in senso partitico, chiaramente, ma nel senso di influsso autoritativo sulla struttura sociale.
Questo è il punto che va messo al centro della discussione e che mi fa essere scettico rispetto alla creazione del tribunale costituzionale. Il mio terrore è che il Tribunale federale, già oggi costantemente picconato dai partiti populisti, UDC in testa, si trovi delegittimato nelle sue decisioni costituzionali (non riguardanti i diritti umani, quelli già sono protetti oggi). E questo proprio a causa di un possibile grande sostegno popolare (comprato a suon di quattrini?) dato in votazione alla legge e manipolato poi contro i giudici.
Creando così un vulnus nel sistema giuridico e nel sistema Paese che difficilmente si potrebbe ricucire.
Filippo Contarini, giurista
Pubblicato sul Corriere del Ticino del 9.12.2011