Quella manifestazione, eversiva?

“Vogliamo dimostrare  tutta la nostra sfiducia nei confronti della giustizia ticinese”. Queste sono le parole di una delle organizzatrici della fiaccolata dedicata ad Arno Garatti mercoledì sera scorso.

Proprio così, non era una fiaccolata per ricordare degnamente una persona scomparsa in modo tragico. Non era una fiaccolata inneggiante alla positività della vita. “Aspettiamo tutti i ticinesi che hanno a cuore la giustizia. Perché questa non è giustizia e c’è da preoccuparsi”, dice la donna.

Queste parole sono dure come macigni. Sono un incredibile attacco diretto contro il nostro Stato di Diritto e la nostra democrazia.  Contro il popolo che si è dato delle leggi, un codice penale e una magistratura indipendente.

Il processo contro alcuni presunti correi dell’assassinio di Garatti può essere accolto con sentimenti contrapposti, è umano e non sarò certo io a negarlo. E nello stesso modo non sarò certo a negare il diritto di compiere una manifestazione, anche se inneggia frasi contro il nostro ordinamento e contro la nostra democrazia. La libertà di espressione è un valore assoluto.

È però -secondo me- importante che le nostre istituzioni (ad esempio il Presidente del Gran Consiglio Foletti, il direttore del Dipartimento delle istituzioni Consigliere di Stato Gobbi o il Presidente del Tribunale d’Appello Walser) si attivino per difendere la nostra magistratura da questo attacco frontale. È importante che lo Stato, in questi difficili momenti, prenda posizione, si faccia sentire con dichiarazioni che rimettano l’ordine al centro. La sentenza Garatti è stata emanata nel rispetto di tutte le regole procedurali possibili. È una sentenza che ha impegnato 3 giudici e 4 cittadini comuni che hanno dovuto prendere una decisione durissima. Alla fine hanno deciso, in coscienza, che non c’erano tutti gli elementi possibili per condannare gli imputati. La sentenza sarà oggetto di ricorso. Perché, giustamente, ogni decisione di un tribunale può essere rivista, perché questo è lo Stato di diritto

I rappresentanti delle istituzioni devono soprattutto difendere i nostri giurati popolari, che hanno deciso di mettersi al servizio della comunità per partecipare a queste decisioni difficilissime. Gente comune che ora è accusata dalla piazza per il semplice motivo di aver fatto il suo dovere, cioè essere imparziale. Gente che anche davanti all’orrore deve riuscire ad essere integra.

La fiaccolata si lamenta della malagiustizia ticinese. In realtà però vorrebbe sentenze preconfezionate, senza prove certissime e senza giudici imparziali. Cioè sentenze frutto proprio di quella malagiustizia che crede di criticare.

Fa male vedere che la piazza si mobiliti per questo motivo.

L’unica speranza che ho è che le istituzioni reagiscano, perché questa ferita è insopportabile.

 

Filippo Contarini, giurista, Porza