La narrazione della Rete: scritto per il dibattito aperto da Confronti

Il Capo-redattore di Confronti, Cagnotti, qualche tempo fa propose ad alcuni esponenti della sinistra ticinese alcune domande, così da pubblicare le risposte in un numero monotematico di dicembre e permettere a tutte le compagne e tutti i compagni di aprire un dibattito sul futuro della sinistra. Ho risposto con piacere alle domande, che erano: a) la Sinistra è davvero culturalmente in difficoltà rispetto alla Destra?; b) per quali motivi il  paradigma liberista è predominante e considerato  ineluttabile perfino in alcuni ambienti progressisti; c) per quale motivo anche i ceti sociali più deboli finiscono per votare a Destra; d) dove hanno sbagliato i Progressisti finora? E che cosa bisogna fare per invertire questa tendenza?

Augurandovi uno splendido 2013 ricco di solidarietà ed eguaglianza, eccovi il mio testo di risposta:

La difficoltà culturale non è della sinistra, è della politica tutta: il 42% della popolazione non vota e il 15% di chi vota preferisce la scheda senza intestazione. Culturalmente siamo tutti sulla stessa barca: i partiti non tirano più.

Ben diversa è la nostra difficoltà politica rispetto alla destra. I partiti marxisti hanno perso la metà dei loro voti, noi un quarto. La gente non è (più) entusiasta di ciò che proponiamo. Prendiamo le statistiche (v. Mazzoleni, Fare politica in Ticino, 2011, pp. 245 ss.): la gente disinteressata alla politica non ama la sinistra, e quelli che fanno politica attiva sono piuttosto nei partiti di centro-destra. Insomma: la sinistra non fa da locomotiva né da dentro, né da fuori. Questo si traduce in una carenza cronica di elettori giovani e di indecisi (e non necessariamente solo dei ceti sociali più deboli).

Di fronte a questo problema vale la bontà analitica di Broggini: ci manca una Grande Narrazione, ovvero una chiara visione del mondo e un coerente progetto di società.

“Ma come!” – mi si dirà – “chi  più dei socialisti ha una grande narrazione?” Certo, l’abbiamo avuta dalla metà dell’Ottocento alla metà del Novecento, ma i vecchi miti statalisti sono crollati sotto il peso delle loro contraddizioni (inefficienza, lottizzazione, personalizzazione, incompletezza di fronte alla complessità del reale). Abbiamo cercato di andare sull’ambientalismo, sul “pensiero orientato alle generazioni del futuro”, ma anche là ci siamo arenati: c’è ancora chi soffre oggi, non solo domani. Ci siamo allora rintanati nella “lotta contro l’altro”, cercando di annientare i liberisti, ma caduti anche loro sotto il peso delle contraddizioni (da noi la Masoni) ci siamo ritrovati persi in noi stessi.

Il rischio di questa assenza di Grande Narrazione è ora il rifugiarsi nel tecnicismo, per cui sempre più leggo che “chi è a sinistra ragiona con la testa e non con la pancia”. Sarebbe un errore: essere di sinistra deve rimanere un sentimento, un sogno, un moto della pancia nei confronti delle ineguaglianze. Con la testa bisogna analizzare, leggere i numeri, osservare la realtà. Ma guai ad issarsi a dominatori etici, del “io penso nel giusto, tu sei sempre nel torto”!

Ma allora qual è la ricetta giusta per trovare una Grande Narrazione per una sinistra tollerante e a favore di un’uguaglianza dei risultati? Risposta complessa, per la quale secondo me c’è oggi un punto di partenza: la Rete!

Oggi ci scambiamo informazioni come non mai in passato. Il tutto è gratuito, libero e globale. Lo stesso video, o lo stesso libro, o lo stesso articolo, o la stessa danza, possono essere visti a Buenos Aires, Bangkok o Mergoscia. Vivo, quindi comunico in Rete, verrebbe da dire. Questo vale per tutto: vale per le denunce contro la corruzione e contro lo sfruttamento di lavoratori, vale per i diritti delle minoranze. Vale per conoscere i prezzi dei prodotti e per informarsi su viaggi verso paesi lontani. Vale per conoscere la Storia e vale per capire chi sono i traffichini nei vari partiti (anche nel nostro…). Vale per organizzare feste, vale per stare in contatto con amici lontani. Vale soprattutto per scovare i privilegiati e i parassiti.

Discutiamo gli accordi rubik? Bene: diteci, on-line, chi ne approfitta, vogliamo i numeri, tutti! Poi decideremo. Bisogna nominare un nuovo dirigente statale? Bene, vogliamo i CV on-line!

Questa trasparenza significa anzitutto uguaglianza. E significa possibilità di mettere a disposizione le conoscenze in modo collettivo. Significa far diventare il partito prima un grande think tank e poi un trasmettitore di coscienza egualitaria.

La nostra Grande Narrazione deve ripartire da lì: dall’eguaglianza nella Rete globale e dalla speranza che ci può dare la trasparenza delle relazioni sociali.

Filippo Contarini

Giurista, assistente universitario (teoria del diritto), da febbraio 2013 sarò assistente all’Istituto Svizzero di Roma. Abito a Porza e sono stato candidato per il PS alle elezioni nazionali 2011.