Se l’aula borghese è lontana dal popolo

La revisione della LAMal è stata spazzata via con risultati imbarazzanti, raramente visti prima nella svizzera tutta. Più di 3 elvetici su 4 l’hanno bocciata, in Ticino più di 4 cittadini su 5, in canton Vaud addirittura più di 9 su 10! Addirittura (ed è sbalorditivo) la quota di no alla riforma di legge è stata più alta di quella delle altre due iniziative costituzionali portate in votazione, che erano palesemente senza chanches. Di solito per un’iniziativa, che viene proposta da una sola parte politica, è difficile riuscire ad ottenere il consenso necessario da parte di tutti. Molto diverso è invece con i referendum, il cui risultato è di solito più risicato. Il perché è chiaro: si va a votare una legge che è stata per anni in parlamento, che ha dovuto subire modifiche, ostacoli, procedure di consultazione, voti incrociati, minacce di referendum. Dovrebbe quindi essere il frutto di un difficile compromesso, ma in grado di essere accettata dal popolo

Vedere questo risultato, che non può comunque che rallegrarci, ci fa quindi riflettere molto sulla distanza dei nostri rappresentanti in parlamento. Oggi i politici promotori del progetto cercano i motivi della sconfitta e alcuni capri espiatori, in particolare sparando a zero sui medici o addirittura sui cittadini, i quali “non sarebbero così infastiditi dal sistema attuale” e comunque avrebbero espresso solo un voto di protesta.

Ma di fronte a queste letture vorrei dire ad alta voce, con un po’ di orgoglio civico, che è troppo facile dire che l’87,5% dei ticinesi si è sbagliato. Piuttosto direi che i rappresentanti ticinesi dei partiti borghesi favorevoli in parlamento (PLR: Pelli, Abate, il buon Cassis che purtroppo ha addirittura gestito la campagna a favore della riforma; PPD: Robbiani, Simoneschi-Cortesi; UDC-Lega: Quadri come al solito era assente al momento della votazione) hanno sbagliato! Hanno deciso di toccare il portafoglio a coloro che non avrebbero voluto adeguarsi alla riforma, hanno rinunciato a creare finalmente chiarezza nel rapporto pernicioso fra casse malattia e casse complementari, hanno voluto aumentare gli steccati fra politica e cittadinanza. Hanno deciso ancora un volta di stare dalla parte di un sistema che va evidentemente cambiato alla base, ma che è intoccabile perché il nostro parlamento è infarcito di politici che hanno a cuore prima di tutto gli interessi particolari rispetto a quelli collettivi.

Ma si faccia attenzione, nessuno pensi che i problemi non sono sul tavolo, evidenti e pesanti come macigni. Premi che aumentano, costi che aumentano, potere delle casse malati che aumenta, persone che abbisognano dei sussidi che aumentano. Una selva che non possiamo continuare a sopportare a lungo. Per fortuna una marea di concittadini ha firmato la proposta alternativa presentata dagli unici due deputati ticinesi (i socialisti Carobbio-Guscetti e Pedrina) che si sono opposti in aula al Managed Care. Prepariamoci quindi ad accogliere con un sospiro di speranza la cassa malati unica!

Filippo Contarini, giurista, Porza