La vivacità degli anarchici

Io, che anarchico non sono, ho deciso di andare a farmi una scampagnata a Saint-Imier. Carino il villaggio dall’architettura industriale, imponente la fabbrica Longines che sfama tanta gente.

Era domenica, ultimo giorno del congresso anarchico dell’Internazionale Libertaria. Festeggiavano i 140 anni dalla nascita: proprio a Saint-Imier, personalità di quella corrente politica si erano trovati in un edificio che dava sulla piazza principale.

Altri tempi, in fondo allora gli anarchici erano ancora socialisti (o forse, viceversa, erano ancora socialisti tutti gli altri).

Arrivo di domenica, presto, né il villaggio né gli anarchici ancora si sono svegliati. Il parroco ha suonato le campane per un’ora ininterrottamente, dalle 9 alle 10, io intanto cercando un baretto per un cappuccino e un croissant mi godo le placche storiche sulla realtà industriale della fine del 19° secolo che la municipalità del paesino del Jura bernese ha disseminato qua e là tra le vie e le casone. Eh sì, in fondo ci vuole poco a fare cultura.

Sembra però ci voglia ancora meno a fare polemica: apro il Matin Dimanche a pagina 10 e trovo un articoletto acidissimo sul convegno. In svizzera francese non c’è pluralismo informativo nella carta stampata. Peccato: fai arrabbiare uno e nessuno saprà che la realtà non era come lui la descriveva.

Alle 10 il messaggio del prete era chiaro, l’han capita anche quei miscredenti libertari: bisogna alzarsi! File di giovani che si spostano, alcuni in divisa anarchica, altri vestiti casual, una realtà colorata e gioiosa, tutte le lingue sono rappresentate. Di paesani che si lamentano nemmeno uno; d’altronde sarebbe veramente ipocrita arrabbiarsi quando ti portano 2’000-3'000 persone in un paesino di 5'000 anime e nell’ordine: non sporcano, non rubano, non urlano, si interessano di cultura, aiutano la gente del posto, affittano i locali comunali e oltretutto si fan vedere sia ai negozietti del paese, sia ai bar e ai ristoranti. Dicono che a Saint-Imier vorrebbero rivederli questi giovani, sicuramente si fanno accogliere più volentieri dei figli di papà discotecari o degli ultras di calcio.

Il programma delle attività giornaliere è strapieno e la sera sono organizzate delle feste. C’è una zona camping ufficiale e una autonoma. C’è un comitato organizzativo (ma per l’amor del cielo non chiamateli responsabili sennò sembra che sono dei capi) che indica i luoghi di dibattiti e conferenze su un foglio autoprodotto. Ci sono stanze, sale, palchi, foyer, atri, tutto va bene. Gli argomenti sono vari: economia, società, alimentazione, parità e tutto che può far riflettere sui normali bisogni della vita del 90% della popolazione civile. Ma attenzione: dappertutto ci sono foglietti che indicano anche i convegni, le mostre, i percorsi alternativi di gruppi autonomi che han deciso di creare dei momenti aggregativi altrove in paese, senza dover rendere conto al comitato organizzativo.

Alla patinoire le varie editorie anarchiche espongono le novità, un paio di libretti li ho comprati anche io (vi consiglio Sahlins – Un grosso sbaglio), fuori varie cucine autonome propongono pasti locali e internazionali, ci si siede, si mangia, si dà quel che si può, si chiacchera. E che chiacchere: questa gente è interessante! Esperienze e intellettualità: giovani (ma anche meno giovani, diciamolo) che vogliono sapere e vogliono parlare, vogliono confrontarsi. E pensare che è domenica: sono 4 giorni che discutono senza sosta.

Pensate che esista un qualche partito politico in Svizzera disposto a mettersi alla prova e organizzare un convegno politico libero di 4 giorni? Bella speranza!

La mia giornata finisce con una capatina alla riunione conclusiva, non sono riuscito a entrare nell’aula magna perché c’era troppa gente. L’ambiente è costruttivo e disteso, nonostante nei giorni prima un qualche anarchico avesse letteralmente buttato una torta in faccia a un altro anarchico del comitato d’organizzazione. Vabbè, l’ambiente lo permette.

Prendo il treno, vado a La-Chaux-de-Fonds e poi a Neuchâtel. Cittadine magnifiche, storie di un passato prussiano e industriale. Soprattutto di una Svizzera costruttiva e solidale. Si perché qua si respira apertura e reciprocità. Sicuramente più sane che la solita polemica stantia attorno agli anarchici.

Filippo Contarini, giurista, Porza

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