La forza del franco, la crisi, la politica

Sono assolutamente convinto che ognuno i noi, trovandosi davanti ad una buona occasione, sia spinto ad approfittarne. Il problema è che ogni nostra azione economica porta delle conseguenze ed ognuno di noi ha un parametro diverso per analizzare su che periodo di tempo calcolare quanto effettivamente la buona occasione porti dei vantaggi.

Se costruisco una casa, visti i tassi di interesse a picco, di sicuro oggi mi conviene. Domani forse, visto che potrebbero rialzarsi. Ma dopodomani, con il rischio enorme di bolla immobiliare, mi converrà ancora? Se vado a Ponte Tresa o a Luino perché la carne costa improvvisamente la metà che da noi, oggi di sicuro ci guadagno. Domani anche. Ma dopodomani, quando in Ticino non ci sarà più nessuno a vendere un pezzo di carne perché nessuno la voleva e in Italia sarà nuovamente proibitivo andare a fare gli acquisti, sarà ancora conveniente? E favorirà la nostra economia?

Forse banalizzo un po’, ma va detto così, in modo chiaro e netto: il fatto che ci sia il Franco forte ci rende di sicuro più ricchi oggi, ma è un pericolo enorme per domani e dopodomani! C’è il rischio di bloccare completamente l’export, è possibile un’esplosione della disoccupazione e, come detto sopra, stiamo andando incontro ad una bolla immobiliare che può solo peggiorare le cose.

Negli ultimi 30 anni la Svizzera è stata dominata da una politica economica chiara, voluta, accettata dalla maggioranza dei partiti borghesi. Si è deciso che i parlamenti ed il governo non devono intervenire negli affari del mercato. Si è deciso che gli agenti economici devono essere poco controllati e che le regole a cui devono sottostare siano poche.

A questo si sono sommate alcune cosucce: i responsabili degli organismi di controllo erano (e spesso sono) irrimediabilmente collegati ai capitani delle più grandi banche ed assicurazioni; molti membri del parlamento hanno legami talmente stretti con le più grosse industrie e potenze economiche svizzere che non sembra siano veramente indipendenti quando bisogna mettere mano alle leggi in favore della popolazione tutta. E, dulcis in fundo, come varie ricerche dimostrano (sì, ci vogliono le ricerche poiché purtroppo i dati non sono pubblici), molti partiti godono di sovvenzioni finanziarie di parte che mettono in dubbio la loro capacità critica di fronte a situazioni come quelle che stiamo vivendo oggi.

Insomma in questo momento di crisi vera, profonda, disastrosa, la politica dovrebbe essere flessibile, agile, rapida, pronta al dialogo. Soprattutto dovrebbe essere in grado di riflettere sul lungo termine. E invece ci troviamo una palla al piede a causa di tutti questi potentati che dettano i loro interessi che guardano solo all’oggi e mai al domani.

La nostra parola d’ordine oggi deve essere una sola: garantire alla più ampia fetta di popolazione possibile nei momenti positivi e in quelli più difficili un potere d’acquisto congruo e stabile. Anche sacrificando una parte dei guadagni milionari dei manager, dei grandi ereditieri e dei grandi proprietari terrieri che (basta guardare i numeri delle ultime statistiche) negli ultimi anni si sono arricchiti – al netto delle tasse – enormemente più degli altri.

Spero che si capisca: in questa mia presa di posizione non sto mettendo in dubbio il mercato in sé, non sto facendo discorsi massimalisti. Sto dicendo qualcosa di più semplice: abbiamo un sistema giuridico-economico che pare un colabrodo! È invece importante agire, su vari fronti. Bisogna rimettere in discussione gli sgravi fiscali prospettati per i prossimi anni. Bisogna investire di più nella scuola, nell’innovazione e nella ricerca. Bisogna limitare gli sprechi causati da clientelismi vari. Bisogna imporre limiti burocratici per evitare il boom edilizio. Bisogna aumentare le risorse e i poteri degli organismi di controllo (FINMA, COMCO, Mister prezzi, …). Bisogna approvare le leggi sul problema too-big-to-fail. Ed infine bisogna inserire la Tobin Tax, la tassa sulle transazioni finanziare, per limitare la speculazione finanziaria che ci fa solo del male, a lungo termine.

Sì, propongo misure drastiche, imponenti, concrete. Siamo sicuri che i politici borghesi siano disponibili almeno ad entrare in materia?

Filippo Contarini, candidato del PS al Consiglio Nazionale

Corriere del Ticino, 5 agosto 2011