Il Contarini che conta

Ho avuto la fortuna di partecipare a una simpatica intervista da parte di un gattino, Muramaki. Lo ringrazio tantissimo! La trovate sul bel blog www.faigirarelacultura.ch, pubblicata qui il 7 dicembre 2015 !

Eccomi qui anche oggi a rassettare la cuccia per il mio ospite. Ci tengo sempre a fare bella figura, è una questione di stile felino. Ed è una questione di stile soprattutto quando a farmi visita è Filippo Contarini, che di stile e savoire faire ne ha da vendere. Quindi tutto profumato, leccato e impettito attendo il mio interlocutore. Lo accolgo con un inchino e sfodero il mio sorriso delle grandi occasioni, sperando di fare subito una buona impressione. Lui mi guarda, mi scruta, e risponde con un sorriso altrettanto smagliante. Direi che sì, siamo decisamente due che ci sanno fare! Si accomoda e attacco subito con l’intervista.

Per prima cosa domando curioso, da dove nasce il suo amore per la politica? «C’è un momento nella vita in cui si passa dal Mamma, perchè? a Cavolo, ma perché???. Quando senti l’ingiustizia pervadere le azioni umane e non riesci a stare a guardare, là nasce l’amore per la politica. Sai Murakamimao, ognuno deve esprimere qualcosa fuori di sè e cercare qualcuno per condividerlo. C’è chi lo fa con lo sport agonistico, c’è chi lo fa con le passioni amorose multiple e chi invece lo fa con la religione. E poi c’è chi lo fa con la politica. Quelli come me si chiamano homo politicus, per me è una cosa innata, stimolata fortemente da un costante dibattito politico fra le mura domestiche. Poi va detto: si è molto sviluppata grazie a una profonda dialettica liceale intrattenuta con un amico anarchico e uno liberista. Ne è uscito quello che sono io: un socialista liberale, per gli amateurs: un rosselliano».

Mi capite? Capite perché nonostante io tenti imperterrito di darmi un tono, sia già rovinosamente rotolato a pancia in su? Sì ammetto sto anche facendo delle gran fusa, ma non resisto a chi ha sì tanta capacità dialettica! Un vero intellettuale contemporaneo! Quindi proseguo proprio chiedendo a Filippo cosa significhi essere intellettuali oggi. «Sarebbe bello poter dire che l’intellettuale è l’avanguardia ideologica della società. Purtroppo è un ruolo positivo che nella storia ha avuto troppo poco spazio, probabilmente perché troppo pochi intellettuali han voluto prendersi sul serio. Per me l’intellettuale deve allora cambiare e diventare colui che mette in crisi le certezze, che smonta i luoghi comuni, che fa le domande quando non si possono fare. Un coraggioso, che nella società dello spettacolo invece di proporre pensieri forti smonta le mitologie. Mi avvicino in questo probabilmente a un ideale di intellettualità decostruttivista derridiana». Ok lo ammetto sto sbavando! Ma ditemi in tutta sincerità se non state sbavando un po’ anche voi.

Proviamo con una domanda più semplice, una specie di trabocchetto per uomini di levatura. Di che colore è il mondo secondo Filippo? « Il mondo è giallo e azzurro! Attento: non parlo di quel pesciolino giallo che osservi tu sornione nelle limpide acque di un acquario. Parlo del sole e del cielo. Il mio ateismo profondo e la mia costante attenzione verso la morte mi spingono a vedere il mondo come qualcosa di felice, sereno, luminoso, come un limpido cielo soleggiato primaverile, dove al colore di quello che ci sovrasta si aggiungono tutta l’esplosività degli altri colori. Abbiamo solo questo mondo, sia felice! No? Per questo di tutti i simboli visti in questi due decenni l’arcobaleno dei movimenti pacifisti e a favore dei diritti civili è quello che mi piace di più». Ora è tutto chiaro! Filippo Contarini è un alieno! Per forza, non può che essere un alieno o un gatto travestito da essere umano, ma che senso avrebbe per un gatto travestirsi da essere umano? Resterebbe volentieri nella sua pelliccia a elargir perle di saggezza, come fa da secoli e secoli. Per la cronaca è questo il motivo per cui molti di noi sono stati messi al rogo, la nostra saggezza! E al fuoco nella storia gli uomini han messo spesso anche i libri… a tal proposito…

Mi dice quali sono i suoi 3 libri preferiti e perché? « Purtroppo a causa di una mia strana incapacità di immaginazione visiva leggo pochi romanzi. E però il mio libro preferito è sicuramente un romanzo! Si chiama 1984 di George Orwell, con il suo incredibile concetto del doppio-pensiero e i pericoli della società della comunicazione, anche per le relazioni d’amore. Viene poi il monumentale Il diritto della società, un saggio di Niklas Luhmann, un sociologo tedesco. La sua tesi: per capire la società bisogna anzitutto ragionare sulle differenze. E ti chiedo: è chi osserva la differenza che fa la differenza o è la differenza a determinare ciò che vede l’osservatore? Il terzo libro, libricino piuttosto, è di Hans Kelsen e si intitola Cos’è la giustizia?. Lo ho trovato per caso in una libreria zurighese, tanti tanti anni fa. Mi ha permesso di guardare al di là di qualsiasi religione ed entrare completamente in una posizione gioiosamente relativista».

Mais voilà mi lancia una sfida! Ebbene, esistono una componente oggettiva e una soggettiva che unite determinano la differenza. Uno sguardo non può mai essere etico in assoluto, ma ha sempre una componente emica, onde per cui, mensieur Contarini, la differenza fa la differenza nella misura in cui l’osservatore filtra ed elabora quella differenza. Il risultato è: ogni sguardo crea un mondo. E già che mi ha ricordato che ognuno di noi può costruire il mondo che lo circonda e quindi contribuire allo sguardo della collettività sulla società che intende vivere, mentre immagino un mondo in cui i pesciolini, da lei citati pocanzi, si dilettano a guizzar tra le mie pronte fauci, le domando: se al potere ci fosse un parlamento di gatti, come si vivrebbe in Ticino?

«Il gatto è animale atletico, sornione, determinato, ruffiano, tenero, indipendente, ostinato, intelligente, libero, curioso. Sarebbe un parlamento più autonomo e coraggioso, anche se forse un po’ imprevedibile. E diciamolo, probabilmente si vivrebbe meglio».

Mi strizza l’occhio. Diciamolo è un vero e autentico intenditore! Sto per offrirgli un buon Armagnac, perché quest’uomo, per un gatto, è l’equivalente del paese dei balocchi per i bambini, ma non posso passare al puro piacere di una conversazione più informale senza propinargli il tormentone a cui vi ho ormai da tempo abituati e quindi lesto domando: lei ha un gatto? Ne vuole mica adottare uno? Io sarei disponibile! « Un micio da coccolare! Serenità assoluta! Ne avrei tanto bisogno. Ma sono un tipo un po’ complesso, per riuscire a prendermi devi incuriosirmi, sono un po’ gatto anche io. Però se mi mostri la bellezza di tutte le tue doti feline chissà che non ti prendo con me sul serio?»

Quindi scusate, ma ho da darmi da fare, perché intravedo la possibilità di essere adottato sul serio! Au revoir à la prochaine!