Dissimulazione del volto: aspettando il Tribunale federale…

Intervista di Ticinotoday a Martino Colombo: Mentre San Gallo ha approvato oggi la “sua” legge contro la dissimulazione del volto, e pochi giorni fa sono state consegnate le firme per un’analoga iniziativa federale, in pochi (compresi i media) ricordano che sulla legge approvata in Ticino, la cosiddetta “legge anti-burqa”, è ancora pendente un ricorso al Tribunale federale, inoltrato da due giovani giuristi ticinesi nel maggio del 2016. Noi abbiamo intervistato uno di essi, Martino Colombo, che assieme a Filippo Contarini ha scritto il ricorso al Tribunale federale, chidendogli il suo parere sulle recenti evoluzioni dell'”affaire burqa”…

Martino Colombo, lei è stato uno dei due autori del ricorso al Tribunale federale contro la legge approvata in Ticino sulla dissimulazione del volto. Perché quel ricorso?

Il ricorso è nato perché abbiamo notato diverse problematiche nella legge adotta dal Gran Consiglio ticinese. Esse sono fondamentalmente tre: la forte limitazione delle libertà personali (in particolare quella politica), il fatto che si tratta di una legge sproporzionata e il fatto che il burqa non è nemmeno citato nella legge.

In merito al primo punto, la limitazione della libertà politica, in Ticino, e nel resto della  Svizzera se l’iniziativa dovesse essere approvata, non si può più manifestare le proprie opinioni politiche portando una maschera. E non si tratta di difendere chi vuole sfasciare le vetrine. Pensiamo ad esempio alla campagna contro il raddoppio del tunnel del Gottardo, in cui delle persone hanno indossato delle maschere con la faccia di Filippo Lombardi e Doris Leuthard (fra i fautori del raddoppio, ndr) sulla cima del Gottardo nell’ambito di una manifestazione. Oggi un comportamento simile sarebbe illegale e punibile con una multa fino a 10’000 franchi.

Secondo argomento: la legge è sproporzionata. Crea una regola partendo dalle sue eccezioni. Dall’elenco di eccezioni per forza di cose sono stati tralasciati degli elementi, per cui il numero di comportamenti vietati dalla legge è enorme. Facciamo un esempio: se io vado per strada travestito da carnevale, ma non è periodo di carnevale, rischio la multa. Ci sono insomma delle zone molto grigie, per non dire nere.

Infine nella legge la questione del burqa non viene nemmeno citata. La parola burqa viene citata dai promotori e la legge è stata poi ripresa dai giornali come “legge anti-burqa”, ma non lo è.

La scorsa settimana sono state consegnate a Berna le firme che chiedono una votazione federale per introdurre la legge approvata in Ticino su scala nazionale. Siete critici anche su questa iniziativa?

Certamente. Il testo dell’iniziativa è ripreso punto per punto dalla legge approvata in Ticino, se non per il fatto che la Costituzione è quella federale e non più cantonale e che la legge d’applicazione dovrà essere approvata dall’Assemblea federale e non dal Gran Consiglio. Non si va dunque molto distanti da quanto noi abbiamo contestato.

Voi contestate la legge, ma è notizia di oggi che nel Canton San Gallo hanno deciso di seguire l’esempio ticinese. Ora c’è un secondo Cantone che segue le orme del Ticino, e forse in futuro ce ne saranno altri…

Non è perché qualcuno fa qualcosa di sbagliato e una seconda persona lo segue che l’azione della prima persona è giustificabile.

L’iniziativa federale potrà essere dichiarata ricevibile senza che il Tribunale federale si pronunci sul vostro ricorso?

L’unico limite che vige per le iniziative costituzionali è il cosiddetto diritto cogente, ovvero l’apice del diritto internazionale. Ad esempio il divieto della tortura non può essere messo in discussione.

Noi abbiamo fatto ricorso alla legge ticinese invocando i diritti previsti dall’ordinamento giuridico svizzero, quindi non abbiamo sostenuto che vi siano violazioni della carta europea dei diritti dell’uomo. Di conseguenza il nostro ricorso non avrà nessun influenza sull’iniziativa, dato che non vi è un controllo di costituzionalità sulle iniziative costituzionali.

Dunque se il Tribunale federale si pronunciasse a favore del vostro ricorso questo comunque non metterebbe in discussione l’iniziativa federale?

Esatto.

Non le sembra che il Tribunale federale se la stia prendendo, per così dire, un po’ comoda per rispondere al vostro ricorso?

I tempo sono lunghi. L’unica notizia che abbiamo avuto dal Tribunale federale è che hanno rifiutato l’effetto sospensivo (sull’entrata in vigore della legge ticinese, ndr). La comunicazione ci è arrivata il 15 giugno del 2016. Chiaramente l’allungarsi dei tempi permette agli altri Cantoni di adottare anch’essi la legge sulla dissimulazione del volto e all’iniziativa a livello federale di essere presentata. Serve una decisione del Tribunale federale che metta chiarezza sulla vicenda. In Ticino si sta creando un’incertezza giuridica. Le multe vengono comminate e le persone le pagano, ma non sappiamo se questa legge potrà ancora esistere dopo la sentenza del Tribunale federale.

Nel caso vincesse il vostro ricorso le multe dovrebbero essere risarcite?

A questo non so rispondere. Spetterà probabilmente a chi ha ricevuto una multa farsi avanti per chiedere un risarcimento.

Pubblicato su Ticinotoday il 20.9.2017