Allarmismo ingiustificato sull’imposta di successione

Da qualche giorno c’è aria di “corsa alla donazione” in Svizzera. Anche da noi i notai sorridono, di clienti della Ticino-bene che affollano i loro studi ce ne sono come piovesse! Cercando infatti di non incappare nella norma-ghigliottina prevista nell’iniziativa costituzionale sull’imposta sulle successioni fiscali (se nel 2013 verrà accolta l’imposizione sarà infatti retroattiva al 1.1.2012), i benestanti nostrani stanno facendo di tutto per liberarsi dei loro averi.

Si sa, dove ci sono spostamenti di soldi i liberali devono intervenire e marcare terreno, l’ambiente politico si è quindi un poco surriscaldato vedendo queste grandi manovre. Le sirene allarmiste borghesi stanno già facendo circolare informazioni monche e capziose (vedi ad esempio Giovanni Merlini su Opinione Liberale del 2 dicembre). È quindi bene, testo dell’iniziativa alla mano, ribadire alcuni concetti.

Anzitutto va detto che quello delle imposte di successione è un tema che tocca tutti noi, anzi tutti nostri eredi. Da sempre al centro del dibattito, già Einaudi, che di sicuro non era un socialista, ne era favorevole. Non è difficile capire perché: senza imposta di successione i giovani delle famiglie benestanti saranno sempre molto, molto avvantaggiati su tutti gli altri.

Ma non è solo il problema etico che deve stare al centro del dibattito. Bisogna anche fare chiarezza su alcune questioni tecniche. Partiamo dalle donazioni. Il testo è chiaro: l’art. 129a cpv.3 let. d. prevede che i regali sotto i 20’000 CHF saranno esentati dall’imposta. Pur di fare facile demagogia anti-inziativa i liberali stanno ossessivamente mettendo in giro la voce che le donazioni sopra quella soglia saranno tutte tassate al 20%. Ora, se con un po’ di attenzione leggessero la let. a. dello stesso capoverso scoprirebbero che ci sarà “una franchigia unica di 2 milioni di franchi sull’importo complessivo della successione e di tutte le donazioni assoggettate all’imposta”. Insomma, calma e sangue freddo: chi non arriva a due milioni (2’000’000 CHF!) di lascito non pagherà un centesimo di imposizione, nemmeno se l’avere in questione era stato oggetto di una donazione.

Secondariamente è importante far notare ciò che i contrari all’iniziativa sottacciono sistematicamente: la quota per le vedove e i vedovi non sarà sottoposta all’imposta (cvp. 3 let. b.). È ovvio che questo diminuirà di molto la cerchia di chi ne sarà assoggettato.

Ma veniamo al punto veramente critico, sul quale fanno l’assurda e populistica propaganda i contrari all’iniziativa: anche i ceti medi sarebbero colpiti da questa imposta, dicono, perché in fondo sono tantissime le persone che hanno due milioni da lasciare. Qua bisogna essere seri e basarsi sui fatti, ovvero sui dati dell’ufficio federale di statistica: circa il 9% della popolazione ha più di 5 milioni di franchi e  circa l’11% ha tra 2 e 5 milioni. Il restante 80% della popolazione, ovvero la stragrande maggioranza, non arriva ai fatidici due milioni, compresi il terzo pilastro e la casa (secondo il valore di mercato e tolta l’ipoteca), rimanendo così sotto la franchigia.

Ma attenzione, proviamo a calcolare cosa significano nel concreto questi numeri. Pensiamo a un defunto che lascia 3 milioni di franchi a due figli. 2 milioni sono esentati. Sul restante milione c’è il 20% d’imposta, ovvero 200’000 CHF. Senza l’imposta ogni figlio vede quindi 1’500’000 CHF, con l’imposta 1’400’000. Non si lascia morire di fame nessuno.

Per favore, rimettiamo al centro del dibattito le cifre e la realtà.

 

Filippo Contarini, giurista

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